In occasione della Festa della Liberazione, il video racconto del libro di Anna Lavatelli, una divertente storia per bambini e bambine che fa riflettere sull’importanza delle parole. Con una breve intervista all’autrice.
Lo scorso anno, in occasione della giornata del 25 Aprile, mi è stato chiesto un contributo da pubblicare su Arci Como Web TV. Ho deciso di mettere in scena, in una serie di tre video racconti, uno dei libri che in assoluto amo di più: Faccia di maiale di Anna Lavatelli, edito da Salani, illustrato da Silvia Vignale.
Una piccola vendetta
Si tratta di un racconto per bambini di una cinquantina di pagine, in cui il protagonista, Filippo, per vendicarsi dell’irruenza di Giovanni, il vivace compagno di classe con cui litiga spesso, decide di scrivere col pennarello indelebile su un vecchio muro del paese “Il Giovanni ha la faccia di maiale!”. Sembra un gesto innocuo, una delle tante scritte che campeggiano sui muri di periferia. Filippo è soddisfatto della sua piccola rivalsa, se non fosse per l’intervento di una vecchia signora che lo rimprovera costringendolo a scappare. Purtroppo, però, la vendetta di Filippo sembra avere ripercussioni ben più gravi di quelle che lui si sarebbe atteso e lo costringeranno ad occuparsi della sorte di Giovanni. Ma soprattutto, anche grazie all’intervento della vecchia signora, Filippo per la prima volta dovrà riflettere sul valore delle proprie azioni e delle proprie parole.
Liberare la verità
Senza rinunciare alla leggerezza, con l’ironia e la freschezza che consentono di arrivare anche al lettore bambino, Anna Lavatelli crea un ponte tra ieri e oggi: come allora, le parole sono pietre, possono ferire, annientare, falsificare la realtà. La Liberazione è stata anche questo: l’affermazione dell’importanza delle parole, la riappropriazione di una verità prima negata e resa indicibile.
Di seguito il video racconto con la prima parte della storia. I video relativi alla seconda e alla terza parte sono visibili sul mio il mio canale YouTube.
Parola all’autrice
La colpa è delle parole. Tu scrivile, e presto o tardi quella cosa che hai scritto succede. Soprattutto quando scrivi con cattive intenzioni.
Com’è nata l’idea che ha portato alla stesura del libro?
Anna Lavatelli – La storia è nata perché un mattino ho letto sul muro di fronte a casa mia ‘Giovanni sei uno sciemo’ e subito mi sono arrabbiata per tre motivi: l’insulto ad un bambino che abitava vicino a casa mia e la scarsa conoscenza della grammatica da parte dello ‘scrittore’. Ma in assoluto era lo scrivere sul muro. E perché? Perché sui muri sono state scritte parole violente che – in alcuni contesti storici, come nel ventennio fascista – hanno diffuso e legittimato atti violenti contro persone innocenti. Ebrei soprattutto, ma non solo. Le parole scritte sui muri (o sui giornali, o lette e sentite sul web) sono, quando contengono violenza e spingono all’odio, un’arma pericolosissima. Ho deciso che dovevo parlare dell’effetto che facevano a me.
La Storia è colma di episodi di violenza e sopraffazione. Perché hai voluto associare la riflessione sull’importanza delle parole proprio alla Resistenza?
A. L. – Nella vicenda tra Giovanni e Filippo sembrerebbe all’inizio che si tratti di un ‘semplice’ bullismo, al quale la vittima reagisce vendicandosi come può, scrivendo appunto un insulto sul muro. Ma qui ho dato alla storia una doppia possibilità. Nel lato ‘fantastico’, ciò che è scritto sul muro si avvera (almeno agli occhi di Filippo che si sente colpevole). Quindi ho deciso di giocare questa carta (Filippo pensa che il muro su cui ha scritto sia magico e io glielo lascio credere, così come lo lascio credere ai miei lettori). Ma mi serviva un elemento che corroborasse la situazione, e a per questo ho introdotto il fatto che su quello stesso muro, durante la guerra partigiana, qualcuno avesse scritto ‘A morte i partigiani’ e che difatti il ragazzo partigiano che viveva in quella casa fosse poi stato fucilato proprio in quel punto. Con questa ‘verità’ volevo arrivare a mostrare che le parole violente e cariche d’odio possono fare danni, ed è questa l’idea che lentamente si fa strada nella testa di Filippo, che coglie il significato, pur senza allontanarsi dalla sua interpretazione ‘magica’. L’età dei protagonisti li consentiva e io me ne sono approfittata.
Cosa ne pensi della trasposizione del libro nel video racconto? Ti sei ritrovata nella mia interpretazione?
Certo, moltissimo. Perché questo è un racconto che va di corsa, affannato, esagitato, inquieto fino alla fine e tu gli hai dato il ritmo giusto.
Da qualche mese il libro è introvabile. Possiamo sperare presto in una ristampa?
A.L. – Questo libro ha vinto un premio importante: il Premio Cento, importante perché i votanti sono bambini di diverse scuole italiane, sparse sul territorio nazionale. Ma Salani prima e Nord-Sud dopo (una casa editrice appartenente all’arcipelago Salani) non hanno fatto un granché (il mio è in eufemismo) per promuovere un libro che affascina e diverte i ragazzi e che è diventato per me un ‘cavallo di battaglia’ negli incontri di promozione alla lettura: perché è ironico, sorprendente, insolito. Insomma: smart! come si dice adesso. Uno dei migliori libri per avviare il piacere di leggere (almeno tra quelli scritti da me). Quest’anno (finalmente) i diritti ritornano nelle mie mani. Editore cercasi per dare quel che si merita questo libro.
Un racconto tutto per te
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