Andrà in scena sabato 7 ottobre, alle 21.00, presso l’Oratorio di Maccio di Villa Guardia, la replica dello spettacolo “Mio figlio Pinocchio”. La serata, promossa dall’Associazione Amici di Giovanni, sarà un’occasione per far conoscere l’attività dell’associazione e raccogliere offerte e donazioni.
Sabato 7 ottobre, alle 21.00, presso l’Oratorio S. Giovanni Bosco di Maccio, a Villa Guardia, sarà di nuovo in scena con la replica di Mio figlio Pinocchio. Lo spettacolo è offerto dall’Associazione Amici di Giovanni, con il sostegno del Comune di Villa Guardia e del Patto Educativo Territoriale.
Lo spettacolo è adatto a un pubblico dai 7 anni in su (non adatto ai più piccoli).
È gradita la prenotazione all’indirizzo e-mail: segreteria@amicidigiovanni.com
Un aiuto alle famiglie
La serata sarà un’occasione per far conoscere l’attività dell’Associazione Amici di Giovanni e raccogliere offerte e donazioni.
Nata nel 2015, l’associazione ha l’obiettivo di impegnarsi nei vari campi dell’affiancamento delle famiglie colpite da malattia oncologica di un congiunto, compresi i campi della promozione culturale e degli studi della malattia oncologica, dell’assistenza alle famiglie ed al malato, della beneficenza e del sostegno economico agli studi in settore oncologico.
Il teatro può essere uno strumento prezioso per accostarsi anche ai sentimenti e alle emozioni vissute dalle famiglie. Tra questi c’è l’accettazione della condizione che si sta vivendo: accettare la malattia significa infatti ri-orientare l’attenzione verso altri aspetti della vita, recuperando così la possibilità di una pienezza prima apparentemente preclusa.
In Mio Figlio Pinocchio va in scena (anche) il concetto di accettazione che è chiave del punto di vista del padre, Geppetto, rispetto all’esperienza del figlio, Pinocchio appunto.
Dalla parte di Geppetto
Mio figlio Pinocchio è uno spettacolo di teatro di narrazione in cui la storia del burattino viene narrata dal punto di vista del padre Geppetto. Pur rimanendo fedele al racconto tradizionale di Collodi, la fiaba viene attualizzata e riletta, in virtù del rapporto tra il genitore e il figlio. Alle vicende di Pinocchio, che per lo più risultano strampalate, si affianca la preoccupazione del padre, che risuona più malinconica e intima, dando quindi alla rappresentazione diversi livelli di lettura e profondità.
La trama
Cosa avrà pensato Geppetto mentre era prigioniero nella pancia del pescecane? Quali le emozioni di un padre che da tempo non sa più nulla di suo figlio Pinocchio e non sa che fine possa aver fatto?
L’ha visto uscire di casa un mattino sapendo che sarebbe andato a scuola, ma non l’ha più visto tornare. Di lui ha saputo le cose peggiori: che è stato truffato dai ladroni, che è finito in prigione, che l’hanno impiccato a un albero; quindi, come avrebbe fatto ogni padre, è andato a cercarlo perfino in mare, finendo inghiottito da un pescecane.
È proprio nella pancia del mostro marino che inizia questa narrazione e troviamo Geppetto, affranto, disperato, che ripercorre le vicende di Pinocchio facendosi mille domande, cercando di capire cosa abbia spinto quel figlio così particolare a comportarsi in quel modo e cosa è mancato nel loro rapporto.
In un dialogo con sé stesso e con il pubblico, Geppetto apre a una serie di interrogativi sul rapporto tra genitori e figli, tra giustificazioni e incomprensioni, aspettative e accettazione, fino a dover scegliere se rinnovare la fiducia a Pinocchio venuto a salvarlo.
Un evento tutto per te
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