Un week-end tutto dedicato al teatro muto e al grammelot. È il festival Balosso, arrivato alla sua terza edizione. In programma, anche il mio spettacolo Nano Nasaccio, che ha chiuso la manifestazione.
TEATRO MUTO E GRAMMELOT A COMO
Si è concluso ieri sera Balosso, il festival del teatro muto e del grammelot che si è svolto a Como in questo primo week-end di ottobre. Giunto alla sua terza edizione, Balosso è un’iniziativa dell’Associazione Partucc a cui collaborano una serie di volontari innamorati dell’idea di un teatro capace di parlare ad un pubblico internazionale. In effetti in una città come Como, che ha la pretesa di attrarre turisti da tutto il mondo, il Balosso si propone come appuntamento culturale in grado di superare non solo i limiti di provenienza geografica del pubblico, ma anche quelli anagrafici. Quasi tutti gli spettacoli, infatti, hanno coinvolto sia adulti che bambini; facendo divertire ed emozionare gli spettatori, proponendo di volta in volta storie divertenti, malinconiche, suggestive. Diversi i generi di spettacoli proposti, dal teatro di narrazione, al mimo, dalla clownerie, al teatro danza, tutti molto seguiti e apprezzati.
IL MIO NASO NASACCIO
Ieri sera ho avuto l’onore di chiudere il festival nella suggestiva cornice del Terzo Spazio di Como portando in scena uno spettacolo che amo molto e a cui ho sempre lavorato con passione: Nano Nasaccio. Una fiaba in grammelot. Si tratta della riscrittura dell’omonima fiaba tedesca di Wilhelm Hauff. La scelta della fiaba tedesca, spesso riportata nei libri per bambini degli anni ’60 e ’70 del Novecento, è stata il frutto della collaborazione con Francesca Palenzona, che dello spettacolo ha curato la regia e i costumi.
L’idea di riscrivere una storia per bambini in un linguaggio inventato, invece, mi è venuta proprio durante la prima edizione del Balosso, partecipando ad un workshop sulle basi e l’uso del grammelot.
Il grammelot è un linguaggio scenico che non si fonda sull’articolazione in parole, ma [ne] riproduce alcune proprietà […] come l’intonazione, il ritmo, le sonorità, le cadenze […] e le ricompone in un flusso continuo, che assomiglia a un discorso e invece consiste in una rapida e arbitraria sequenza di suoni. (dall’enciclopedia Treccani)
Confesso che l’emozione di portare di nuovo in scena questo spettacolo era tanta, così come il timore che gli spettatori si sentissero disorientati da un linguaggio inconsueto, anche se supportato da una fisicità dirompente.
In realtà grande è stato il calore del pubblico, anche di quello più giovane, che ha seguito con attenzione e curiosità, interagendo quando possibile (siamo ancora in allerta sanitaria, purtroppo!) e ripagandomi con un applauso commovente.
Questo è il teatro che mi piace fare: popolare e inconsueto, divertente e non banale, suggestivo e immediato.
È dotato di una forte componente espressiva mimico-gestuale che l’attore esegue parallelamente alla vocalità. L’attribuzione di senso a un brano di grammelot è perciò resa possibile dall’interazione tra i due livelli che lo compongono, quello sonoro e quello gestuale. (Ibid.)
Uno spettacolo tutto per te
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